21 Settembre 2015
Invitare Valentino a cena a Gstaad, in Svizzera, e cucinargli un piatto di linguine al pesto; vincere un Oscar per l’interpretazione di Vacanze Romane, fare il tifo per Raffaella Carrà in televisione, essere una delle donne più fotografate al mondo. Fonte inesauribile di storie e immagini, su Audrey Hepburn il sole non tramonta mai. La National Portrait Gallery di Londra le dedica una mostra, aperta fino al 18 ottobre, che ne mette in scena la natura caleidoscopica – la prima a essere realizzata con il supporto dei figli Luca Dotti e Sean Hepburn Ferrer. L’esibizione s’intitola Audrey Hepburn: Portraits of an Icon, e accompagna il visitatore alla scoperta del lato più privato della diva, musa di Givenchy e icona eterna della moda. Appeso alle pareti della galleria, tra le cover di riviste vintage (Picturegoer, Epoca, Life), spicca il celebre ritratto di Howell Conant, con la Hepburn avvolta nel little black dress disegnato appositamente da Givenchy per il ruolo di Holly Golightly in Colazione da Tiffany. L’abito era stato poi donato a Dominique Lapierre, autore di La città della gioia che nel 2006 lo ha venduto a Christie’s per beneficenza. Una delle ultime testimonianze del mito di Audrey è il servizio firmato da Steven Meisel per Vanity Fair nel 1991, ma gli scatti migliori sono quelli più intimi, che la mostrano prima dell’ascesa all’Olimpo di Hollywood. Per esempio, quando faceva la modella per i grandi magazzini di Londra Marshall & Snelgrove, fotografata da Anthony Beauchamp, e per la pubblicità della crema viso Lacto-Calamine di Crookes, nel 1951, oppure nei camerini di Broadway, mentre si prepara per Gigi, lo spettacolo tratto dal romanzo di Colette che la renderà famosa. La mostra di Londra documenta anche la trasformazione della sua immagine cinematografica, attraverso le foto sui set di Guerra e Pace, Cenerentola a Parigi e Due per la strada, road movie dolceamaro sul matrimonio diretto da Stanley Donen. Fino a quando, negli anni Settanta e Ottanta, l’attrice sceglierà di ritirarsi a vita privata, dedicandosi alla vita degli altri nel ruolo di ambasciatrice dell’Unicef.
Audrey Hepburn: Portraits of an Icon
National Portrait Gallery
A cura di Terence Pepper e Helen Trompeteler
Londra
2 luglio – 18 ottobre 2015
Audrey Hepburn in Rome by Cecil Beaton, 1960. © The Cecil Beaton Studio Archive at Sotheby’s.