20 Aprile 2015
Non c’è nulla di più misterioso ed esplicito di un profumo. Da un lato, l’invisibilità lo espone a interpretazioni segrete e magiche che tentano di imbrigliarne la natura volatile in un fermo immagine. Dall’altro, il suo richiamo olfattivo fa leva sul più mnemonico dei sensi, quello legato a reminiscenze ancestrali che attivano le nostre sinapsi in modo soggettivo ma universale, consentendo salti temporali molto precisi. Queste suggestioni sono al centro del progetto The Garden of Wonders, coordinato da Ferruccio Laviani per la fondazione BE OPEN, ospitato a Milano all’Orto Botanico di Brera dal 13 aprile al 24 maggio. All’interno della prorompente natura primaverile del giardino, Laviani ha progettato una serie di padiglioni-serre dorati allestiti da Unopiù per esporre i prototipi di alcuni protagonisti del design internazionale. La riflessione centrale sulla quale si sono misurati Tord Boontje, Fernando e Humberto Campana, Dimore Studio, Front, Jaime Hayon, Piero Lissoni, Jean-Marie Massaud e Nendo riguarda il profumo inteso come punto di incontro tra la cultura internazionale del prodotto e quella artigianale delle lavorazioni d’eccellenza. Il profumo nasce sempre da una miscela di ingredienti provenienti dai più remoti angoli del globo, che vengono dosati secondo ricette originali, spesso profondamente radicate nella storia di un territorio. A ogni progettista è stata assegnata una serra per interpretare il senso di una essenza storica uscita di produzione a causa dell’appiattimento del gusto dovuto alla globalizzazione dei mercati. I profumi sono poi stati reinterpretati da Gérald Ghislain, fondatore del marchio Histoires de Parfums. “I giardini di Brera – racconta Laviani – assomigliano alle foreste incantate di Alberto Savinio, dove i balocchi variopinti si tramutano in lingotti profumati attraverso i quali addentrarsi e perdersi”. Dietro all’indiscutibile fascino dell’argomento – sviscerato da alcuni in forma di piccolo laboratorio alchemico, da altri con una messa in scena decisamente teatrale – si cela una ben più complessa considerazione sulla differenza tra i vantaggi dell’internazionalizzazione, intesa come scambio di merci e saperi, e i limiti di una globalizzazione che nega le differenze, omologando gusti e offerte. Un padiglione specifico è stato riservato alla storia del profumo: A Journey Through Scents contiene un tour interattivo e visivo, curato da Elena Vosnaki per la parte storica, e dallo stesso Gérald Ghislain per la sezione delle essenze e delle materie prime. A completare il viaggio sensoriale c’è A Vision in a Box, una serra dedicata al packaging del profumo, ovvero al potere evocativo dei flaconi contenenti i mix di essenze. Un progetto dedicato al contenitore della fragranza del futuro dove Werner Aisslinger, Analogia Project, Philippe Bestenheider, GamFratesi, LucidiPevere, Karim Mekhtigian, Mist‐o, Ludovica e Roberto Palomba, Thukral & Tagra e Victor Vasilev hanno integrato con forme ideali il concept del profumo che verrà. In questo viaggio di ritorno dall’olfatto alla vista, per una volta è quest’ultima a essere al servizio di un altro senso, e a farsi guidare dalle associazioni mentali che l’idea di profumo è in grado di attivare.