21 Marzo 2012
In un altro paese probabilmente sarebbe una cosa normale. In Italia, invece, vedere Marina Abramović, leggendaria pioniera dell’arte performativa, ospite di una trasmissione intitolata al calcio, la domenica pomeriggio, sulla TV pubblica, è stato assai surreale. Non sembrava vero. E, invece, qualcosa stava veramente accadendo… Questo piccolo fatto rivoluzionario è merito (o colpa, per quelli che ancora difendono un piccolo mondo antico dell’arte che forse non è mai esistito) di Victoria Cabello, che l’ha intervistata per una ventina di minuti a Quelli che il calcio. Lo ha fatto con domande volutamente semplici per rendere accessibile l’arte a un pubblico di non addetti (o meglio, per non rendergliela più complicata di quello che è). Marina era lì per quello – oltre che per promuovere la sua mostra al PAC – e l’ha detto subito: “Voglio rendere mainstream le mie performance”. E col suo carisma, un impasto di solennità e accessibilità, si è lanciata senza rete. Ha persino accettato un confronto con l’antitetica Valeria Marini. L’universo di Twitter è impazzito. Altri non se ne sono nemmeno accorti. Ma non importa. We want more!
Photo: M. Pomati © sgp