12 Settembre 2014
Esistono progetti che sembrano non invecchiare mai. La Cinqueterre di Vico Magistretti fa parte di questa categoria, merito della visione che la permeava allora e che resta valida ancora oggi. Progettata nel 1999, questa cucina – che confermava il sodalizio di Magistretti con la Schiffini fin dal 1965 – è fondata su un’idea molto contemporanea dello spazio, fatta di affidabilità prestazionale, ma anche di una certa spettacolarità. Le precedenti esperienze, maturate dall’autore in diversi modelli, convergono in questa sintesi: in particolare, la limitazione dell’uso dei pensili grazie ad alti mobili da terra (introdotta nel modello Campiglia, 1990) e la trasformazione delle ante in cassettoni per utensili e dispensa (Solaro, 1995). Cinqueterre introduce anche un altro elemento progettuale, quello dell’uso di semilavorati industriali trasferiti a nuove funzioni, attraverso l’adozione dell’estruso in lamiera ondulata d’alluminio per le superfici verticali. Leggera e pratica grazie alla monomatericità dell’alluminio, essa importa un aspetto tipicamente industriale e professionale in una cucina casalinga, assecondando una richiesta di performatività oggi sempre più diffusa tra l’utenza amatoriale. Uno spazio dove ogni elemento aiuta a cucinare con ordine e precisione avverando in più la fantasia di sentirsi più chef e meno massaie.